Insediata nell'anno 1919 per iniziativa dell'imprenditore genovese Giovanni Morasso la fabbrica di calze aveva raggiunto in pochi anni, momenti di vero splendore, con maestranze che raggiungevano le mille unità, ovvero più di un quinto dell'intera popolazione.

In pratica quasi tutte le famiglie del paese avevano almeno un componente stipendiato da Morasso.

Considerato che fino ad allora l'economia era stata di tipo contadino e quindi con cespiti incerti e non continuativi, è facile immaginare il sollievo per ogni nucleo famigliare che vedeva invece il costante e frequente introito di un proprio componente.

Oltretutto il sopravvenuto benessere aveva alimentato un interessante indotto, favorendo lo sviluppo del comparto commerciale ed artigianale del paese.

Anche sotto l'aspetto sociale si era avvertita una certa scossa, dato che il personale della fabbrica era quasi totalmente femminile e di conseguenza si era venuta a spezzare quella consuetudine della donna sempre in seconda linea, relegata ai fornelli, alla maternità, ed ai lavori poco gratificanti della casa.

La bella avventura era durata cinquant'anni e poi, proprio quando sembrava definitivamente consolidata, era cominciato il suo declino.

Scomparso il vecchio titolare, si era affievolita anche l'immagine del marchio, proprio nel momento in cui la concorrenza si faceva più agguerrita. Qualche scelta errata, le bizzarrie del mercato, le nuove esigenze dei lavoratori, erano risultati letali per l'azienda che negli anni '70 aveva definitivamente chiuso i battenti.

Il marchio viene però portato avanti dai due fratelli Morasso, Carlo ed Augusto, che continuano a far produrre le loro calze dai vari artigiani del paese.

Deceduto Carlo in un incidente stradale, negli anni novanta Augusto Morasso, ormai settantenne, si appoggia al Calzificio Rossanigo Salvatore per le forniture degli ultimi clienti rimasti, lasciando in ultimo a questo, l'utilizzo del marchio alla sua scomparsa avvenuta nel 2004.